Domicilio Digitale: cos’è e a che serve

Data:

12 Gennaio 2023

Tempo di lettura:

4 min

Domicilio Digitale: cos’è e a che serve

Domicilio Digitale: cos’è, a che serve e come attivarlo con la PEC

Il concetto di Domicilio Digitale è stato introdotto in Italia con il Decreto Legislativo del 7 marzo 2005, n. 82, noto anche come Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD)

Il domicilio digitale, che attualmente in Italia corrisponde con la PEC, risponde a quanto previsto dal Regolamento Europeo 910/2014, il cosiddetto Regolamento eIDAS, che prevede l’attivazione di Servizi Elettronici di Recapito Certificato su tutto il territorio europeo.

Domicilio Digitale e PEC

Secondo la definizione fornita nelle Linee Guida AgID, il domicilio digitale è “l’indirizzo elettronico eletto presso un servizio di posta elettronica certificata (di seguito PEC) o un servizio elettronico di recapito certificato qualificato, come definito dal Regolamento eIDAS”. 

La PEC - nata oltre 15 anni fa e già obbligatoria per aziende, PA e professionisti - è a tutti gli effetti un domicilio digitale: una particolarità italiana che in questo senso ha precorso i tempi, dotando i cittadini della possibilità di eleggere un domicilio digitale con grande anticipo rispetto agli altri Paesi UE. 

La PEC, che oggi veicola quasi otto milioni di messaggi ogni giorno, è già concretamente utilizzabile come domicilio digitale, in quanto compatibile con la definizione fornita dal Regolamento eIDAS per i SERC, i Servizi Elettronici di Recapito Certificato. 

Un servizio certificato, si legge nel Regolamento Europeo, “consente la trasmissione di dati fra terzi per via elettronica e fornisce prove relative al trattamento dei dati trasmessi”, tra i quali le prove dell’avvenuto invio e della ricezione dei dati - tra le caratteristiche peculiari della PEC italiana. 

La PEC italiana e il Regolamento eIDAS

Nata come alternativa alla Raccomandata A/R, la PEC non soltanto garantisce la trasmissione e l’avvenuta consegna di un messaggio, ma anche l’integrità del suo contenuto, dotando le comunicazioni di un grado di sicurezza ancora maggiore di quello richiesto dall’eIDAS.

Come sottolinea l’AgID, però, la PEC non soddisfa ancora pienamente i requisiti eIDAS per uno standard comune europeo, in quanto “attualmente non è prevista la verifica certa dell’identità del richiedente della casella di PEC”, e il gestore non è sottoposto a verifiche di conformità obbligatorie da parte degli organismi designati. 

La PEC è a tutti gli effetti un Recapito Certificato, ma non ha ancora tutte le caratteristiche per essere inserita tra i Recapiti Certificati Qualificati, perciò sono previsti nel prossimo futuro degli aggiornamenti che adeguino la PEC italiana a uno standard comune europeo. 

Nel frattempo è il Decreto Legislativo 217/2017 a fare chiarezza, stabilendo che il domicilio digitale può essere eletto “presso un servizio di posta elettronica certificata o un servizio elettronico di recapito certificato qualificato”.

Domicilio Digitale del cittadino: a che serve?

Nonostante non sia ancora formalmente “iscrivibile” tra i Servizi di Recapito Certificato Qualificato, la PEC italiana è un esempio di riferimento nel panorama europeo. PA e imprese italiane sono già da tempo soggette all’obbligo di comunicare il proprio domicilio digitale, e anche i privati hanno la possibilità di eleggere il proprio presso una casella PEC.

Il domicilio digitale per i privati rientra nel disegno comunitario di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, che punta a creare un sistema di comunicazione standard in grado di connettere telematicamente - in maniera sicura e garantita - cittadini, PA e imprese su tutto il territorio europeo.

La dematerializzazione delle comunicazioni tra cittadini e PA presenta importanti vantaggi per entrambe le parti. Se è vero che una casella PEC costa mediamente come l’invio di due Raccomandate A/R ma permette di inviare e ricevere un numero illimitato di comunicazioni, è altrettanto vero che la trasmissione digitale delle comunicazioni garantisce tempi certi di consegna.

Non si rischia, per esempio, che una multa per violazione al Codice della Strada venga recapitata oltre i termini che consentono il pagamento in misura ridotta della sanzione, o che finisca tra le giacenze dimenticate per mesi negli uffici postali. 

Le violazioni al Codice della Strada potrebbero essere oggetto di una delle prime sperimentazioni italiane in materia di domicilio digitale. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro ha infatti recentemente proposto di rendere obbligatoria la PEC per gli automobilisti, in modo da poter notificare le multe in tempo reale e permettere all’automobilista di pagare tramite PagoPA.

L’indice nazionale dei domicili digitali (INAD)

La proposta del CNEL si inserisce in un programma più ampio che prevede anche l’attivazione della Piattaforma per le Notifiche Digitali prevista dall’art. 26 del DL 76/2020: il domicilio digitale, insieme all’Identità Digitale, si configura così come uno degli strumenti cardine della cosiddetta cittadinanza digitale

PA, imprese e professionisti italiani sono già soggetti all’obbligo di comunicare il proprio domicilio digitale: gli indirizzi PEC delle Pubbliche Amministrazioni sono consultabili nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni (IPA), mentre i domicili digitali di imprese e professionisti sono contenuti nell’indice INI PEC, gestito dal Mise.

A questi due registri pubblici si aggiungerà molto presto un Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche (INAD). Introdotto già nel Codice dell’Amministrazione Digitale, all’Articolo 6-quater, l’indice conterrà gli indirizzi PEC dei cittadini e di tutti gli enti e professionisti non tenuti all’iscrizione in albi, elenchi o registri professionali. 

Possono eleggere il proprio domicilio digitale con la registrazione all’INAD:

  • le persone fisiche che abbiano compiuto 18 anni;
  • i professionisti non tenuti all’iscrizione ad albi, ordini o collegi ai sensi della legge n. 4/2013;
  • gli enti non tenuti all’iscrizione INI-PEC.

Come attivare un Domicilio Digitale

Per essere considerato un domicilio digitale, l’indirizzo PEC deve essere iscritto in un apposito registro: i professionisti presenti nell’INI PEC hanno quindi già il proprio domicilio digitale, che corrisponde con l'indirizzo di Posta Elettronica Certificata comunicato al Registro delle Imprese. 

I cittadini che intendano attivare un domicilio digitale per privati, dovranno iscrivere il proprio indirizzo PEC Domicilio Digitale presso l’INAD. Il servizio sarà erogato tramite un portale web, oggi in fase di realizzazione da parte dell’AgID, accessibile con SPID, CIE o CNS. 

All’interno del portale INAD saranno quindi resi disponibili gli indirizzi di domicilio digitale dei privati che li hanno eletti, e sarà possibile gestire, modificare e cancellare il proprio domicilio digitale. 

Come specificato nel CAD, una PEC non può essere contemporaneamente il domicilio digitale di più codici fiscali: per l’elezione del domicilio digitale, è necessario dotarsi di una casella di Posta Elettronica Certificata univocamente riconducibile al titolare. Soltanto i professionisti non iscritti in albi e registri possono decidere di iscrivere all’INAD due indirizzi, nel caso in cui intendano eleggere un domicilio digitale professionale e uno personale (diverso dal primo). 

Domicilio Digitale: cos'è, a che serve e come attivarlo

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