Codice Destinatario in Fattura Elettronica: Cos’è e Come si Ottiene

Data:

19 Luglio 2020

Tempo di lettura:

3 min

Codice Destinatario in Fattura Elettronica: Cos’è e Come si Ottiene

Come funziona il codice SdI nella fatturazione elettronica

Il codice destinatario, o codice SdI, è un codice alfanumerico composto di sei o sette caratteri, usato per la trasmissione delle fatture elettroniche.

Divenuta obbligatoria a partire dal 1 Gennaio 2019, la fatturazione elettronica tra privati avviene tramite un Sistema di Interscambio (SdI) - gestito direttamente dalla Agenzia delle Entrate - che riceve, verifica e trasmette tutti i documenti fiscali inviati elettronicamente.

Cos’è il codice destinatario?

Il codice destinatario, o codice SdI, identifica un canale di ricezione: si tratta insomma di un vero e proprio indirizzo telematico, al quale vengono trasmesse tutte le fatture elettroniche emesse e ricevute da un medesimo destinatario - generalmente un’azienda.

Il codice SdI non è l’unico canale che consente di ricevere le fatture elettroniche. Il canale di ricezione telematico per la ricezione delle fatture elettroniche può infatti essere:

  • Un indirizzo PEC: si tratta di un sistema adatto esclusivamente a chi riceve - o emette - un numero limitato di fatture; il fornitore, in questo caso, deve indicare il valore 0000000 nel campo “codice destinatario” ed inserire l’indirizzo PEC nel campo dedicato;
  • Il codice numerico 0000000: si usa laddove il cliente non abbia comunicato PEC nè codice destinatario alla Agenzia delle Entrate; è il tipico caso della fatturazione al consumatore, il quale potrà visionare i documenti elettronici all’interno della propria area riservata sul sito della Agenzia delle Entrate;
  • Il codice destinatario SdI: è il sistema che utilizzano le aziende con necessità di emettere o ricevere molte fatture elettroniche; il codice destinatario consiste in un codice alfanumerico di 7 cifre ed è sufficiente, da solo, per emettere e trasmettere una fattura passiva a qualunque azienda che ne disponga.

Quale che sia l’indirizzo telematico prescelto o predominante, è sempre buona pratica pre-registrarlo sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Per farlo è sufficiente accedere - su www.agenziaentrate.gov.it - al portale “Fatture e Corrispettivi” e, una volta individuata la sezione “Fatturazione elettronica” selezionare la voce “Registrazione dell’indirizzo telematico”.

Una volta registrato, che si tratti di una PEC o di un codice SdI, il vostro indirizzo telematico per la ricezione delle fatture elettroniche sarà pronto per ricevere, anche in mancanza di ulteriori indicazioni al fornitore o cliente, tutte le fatture - attive e passive - che vi riguardano.

Un privato cittadino che non disponga di PEC nè di codice destinatario, può inserire nella pre-registrazione il codice 0000000: riceverà in tal modo tutte le fatture passive relative ai propri acquisti nel proprio cassetto fiscale, cui si accede tramite riconoscimento SPID o attraverso le credenziali di accesso Fisconline. 

Chi deve avere il codice univoco, dunque? È importante sapere che l’acquisizione di un codice univoco SdI non è obbligatoria: è però fondamentale nel caso in cui si voglia creare un canale telematico dedicato tra i server dell’azienda ed il Sistema di Interscambio (per esempio un FTP, un gestionale o un Web Service).

Come ottenere un codice SdI o codice destinatario

 Per fugare ogni dubbio in merito al funzionamento della fatturazione elettronica, e con ciò relativamente alla funzione del codice destinatario, è bene sapere quali sono i soggetti e meccanismi coinvolti nel processo di fatturazione elettronica.

Una fattura elettronica coinvolge, innanzitutto, tre soggetti: il mittente, il destinatario della fattura e l’Agenzia delle Entrate. A fare da connettore, con il ruolo di controllo e verifica di quanto viene trasmesso tra i soggetti indicati sopra, si trova il Sistema di Interscambio: un sistema informatico spesso indicato come “il postino” della fatturazione elettronica, in quanto deputato alla trasmissione dei documenti. 

Il canale di trasmissione delle fatture elettroniche, invece, può essere una PEC oppure un sistema molto più complesso, come per esempio un software gestionale che consente di ricevere ed emettere fatture ma anche di controllarne gli esiti ed archiviarle, cosa che il SdI non può fare.

Come anticipato sopra, la complessità del canale di trasmissione dipende in primo luogo dal volume di documenti fiscali che si necessita di gestire: per una partita IVA che emette poche fatture attive ed ha un ciclo passivo piuttosto ridotto, la PEC può essere sufficiente e piuttosto funzionale.

Diverso è il caso di una grande azienda o di uno store: in quel caso è quasi d’obbligo fornirsi di un sistema informatico che gestisca automaticamente il flusso di fatturazione. Resta possibile decidere, qualora il caso lo suggerisca, di indirizzare parte delle fatture verso l’indirizzo PEC ed il resto presso l’indirizzo telematico collegato con il codice univoco.

Ma come si ottiene un codice univoco? Generalmente è sufficiente richiederlo al fornitore di servizi, ovverosia alla software house cui si è dato mandato di gestire la fatturazione elettronica tramite l’acquisto o l’utilizzo di un gestionale o di un web service. 

Sarà quindi il fornitore di questo tipo di servizio, o intermediario, ad attribuire il codice destinatario all’azienda che ne faccia richiesta. È bene in questa sede ricordare che le uniche tipologie di attività commerciale non sottoposte all’obbligo di fatturazione elettronica sono quelle riconducibili ai lavoratori autonomi in regime forfettario e alle piccole produzioni agricole.

Come funziona il codice SdI nella fatturazione elettronica

Per capire ancora meglio che cos’è il codice univoco per la fatturazione elettronica, può valer la pena di approfondire alcuni aspetti tecnici del funzionamento della trasmissione di fatture elettroniche tramite il SdI. 

La normativa di riferimento, il DLgs 127/2015, indica come esito di ogni operazione che implica fatturazione la creazione di un file XML (eXtensible Markup Language), un formato che - grazie all’uso di marcatori - genera tag e contenuti personalizzati.

Il file XML può contenere allegati (in forma binaria), e può essere pesante fino a 5 MB, secondo le disposizioni del Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate n. 89757, datato 30 Aprile 2018.

Una volta elaborato il file di fatturazione XML, il Sistema di Interscambio - a questo punto divenuto unico possibile destinatario del documento -, calcola un hash (un codice alfanumerico unidirezionale) che definisce in maniera univoca il documento in questione. 

Ma come arriva la fattura elettronica così formalizzata? Il file XML viene inviato direttamente al software gestionale o web service cui si è delegata la gestione della fatturazione. Diviene così possibile consultare ed archiviare la fattura all’interno dell’ambiente di lavoro abituale.

La registrazione del codice univoco di fatturazione presso il portale web dell’Agenzia delle Entrate diventa molto utile anche per evitare che il sistema, non riconoscendo automaticamente il codice destinatario, inoltri la stessa fattura - oltre che al software di gestione - anche alla PEC indicata nel documento. 

È bene, in ultimo, sapere che i file XML così ricevuti vanno conservati, a disposizione delle Autorità e dell'Agenzia delle Entrate, fino al 31 Dicembre dell’ottavo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione.

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